Il 15 ottobre del 1905, all’interno della colorata tavola domenicale a fumetti del New York Herald, per mano di Windsor McCay esordiva il personaggio di Little Nemo: uno tra i più importanti della storia del fumetto, destinato a diventare un’icona dell’arte sequenziale facilmente riconoscibile anche al di fuori dell’ambito degli appassionati.
Little Nemo è un bambino americano intorno ai cinque anni che intraprende ogni notte – per il lettore si trattava di ogni settimana – straordinarie avventure, incontri fantastici e viaggi che sconfinano nell’impossibile. Inevitabilmente, nell’ultima vignetta della tavola, si sveglia per qualche motivo: la classica caduta dal letto, la voce dei parenti che lo chiamano, la luce del mattino, la cena pesante, una forte emozione che lo spaventa oppure Flip col suo cappello arrecante la scritta “svegliati”.
Lo scopo di Nemo è quello di rispondere al richiamo della principessa di Slumberland “il più meraviglioso posto del cielo” che, attraverso gli ordini di suo padre re Morfeo, invia vari mostri ed emissari per condurlo a corte. Occorreranno 20 settimane al nostro viaggiatore onirico per approdare nel regno di re Morfeo e altre 20 per essere ammesso alla presenza della principessa che tanto lo desidera. A questo punto le avventure di Nemo diventano prodigiose e con sempre nuovi amici compie imprese precocemente psichedeliche.
D’altronde, da colui che porta un nome così evocativo, indissolubilmente legato al viaggio e alla scoperta (nemo: in latino “nessuno”, nome scelto da Ulisse e dal capitano di Julius Verne), non potevamo non attenderci le mirabolanti imprese che lo hanno consacrato come uno dei principali protagonisti della storia del fumetto.